( Lo sbadiglio)
Azione del 23 giugno 2007
Lo sbadiglio è contagioso. Se ti trovi davanti uno che sbadiglia, subito dopo lo sbadiglio ti contagerà. Lo sbadiglio è anche una forma di autodifesa, è tutto quello che ci rimane davanti a tediosi sproloqui, o autoreferenziali e logorroici conferenzieri che non fanno altro che parlarsi addosso. Sbadigliamo davanti a quei politici che ripetono senza convinzione stanche e sfilacciate formule. Lo sbadiglio è un urlo muto, una forma di autodifesa, un irriverente sberleffo.
Sbadigliamo quindi, tutti insieme!
lo sbadiglio
lo sbadiglio è come la luna all’inverso
lo sbadiglio è come lo sberleffo
come il pernacchio
come una fuga che il corpo si concede
come un grande punto
ogni tanto tra le frasi della vita
a volte sbadiglio per noia
a volte per sonno
altre ancora per fame
di purezza, di serietà, di consapevolezza
lo sbadiglio è un bellissimo mistero
e intorno c’è sempre l’oro
e dentro il nero di malevich
perchè l’oro è sempre sulle labbra degli dei
come sulle cornici più belle
ad arezzo in san francesco c’è
una figura dalla grande bocca
e ho sempre pensato che fosse uno sbadiglio
perchè in quella sospensione
è necessaria l’interrogazione di quel buio
ora lo so che è quello
anche in bacon e munch
la necessità di introdurre una profondità
perchè quando mi sbadigli di fronte
ti vedo le tonsille giù in fondo
e anche il respiro è a volte inverso
è un buio contro quelli che poi
ci dicono il contrario
ci parlano di un urlo che loro non conoscono
e la loro bocca diviene rifugio di noiose mosche nere
noi lo sappiamo ed ogni volta
che gli sbadigliamo in faccia
sappiamo che siamo nel giusto
e dobbiamo chiudere in fretta la bocca
o nascondere con la mano
non per educazione
non per vergogna
per non fare sentire la risata
che stà giù in fondo
nel nero più bello
quello giù giù
insomma in quello
aldo iori
A Marco Baldicchi piace mescolare le carte: basta pensare ai differenti mezzi con i quali esprime idee, articola concetti, visualizza pensieri.
Ma a Marco interessa soprattutto stimolare lo sguardo di chi osserva, di chi si espone all’opera.
Per questo va dritto al punto, evitando di anteporre filtri fra sé (l’opera) e l’altro (il pubblico).
L’Urlo Muto non richiede spiegazioni che vadano al di là della sovrana interpretazione dello spettatore; d’altronde Marco non si pone il problema che il proprio lavoro risulti comprensibile da un punto di vista univoco.
Piuttosto, può essere interessante raccontare l’incontro fra l’Urlo Muto e il Fondino.
Un abbraccio reciproco ed inevitabile, perché legato alla storia e alla volontà dell’artista e dell’associazione.
Impegnato, come al solito, nella ricerca di ogni spazio adatto a comunicare, Marco ha individuato nelle stanze di via Guelfucci N° 10 un possibile luogo di condivisione e si è aperto a questo ambiente per lui inedito; rispettandolo, senza stravolgerlo, conscio della sua identità.
E il Fondino, a sua volta, lo ha accolto proprio per l’importanza del progetto (frutto dell’adesione di amici e conoscenti), per lo slancio innovativo della proposta culturale, per il suo risvolto “sociale” (polemico, ma mai al di sopra della riga che la volgarità traccia fra sé e il buon senso); ma anche per quella voglia di aprirsi oltre i convenzionali luoghi espositivi di Città di Castello.
Nel caldo pomeriggio estivo in cui l’azione dello “sbadiglio collettivo” prendeva corpo (lo scorso 23 giugno) ci si era chiesti: – “Perché non organizzare al Fondino una mostra, quando deciderai di esporre tutto ciò?”.
“Già, perché no?” – aveva risposto Marco.
Da allora si è iniziato a riflettere su date e inviti, a fantasticare sull’allestimento, un continuo “work in progress” fino al giorno dell’inaugurazione.
E così, spontaneamente, l’Urlo scaturito da quella “sbadigliata collettiva” si è propagato in questo spazio interstiziale, uno dei rari che i vicoli offrono alla città.
Ci piace pensare che quest’esperienza possa avere un impatto capace di suscitare una riflessione partecipata in chi verrà a visitare la mostra; e, al tempo stesso, rappresentare un contributo alla crescita del Fondino.
Sarebbe una bella soddisfazione per chi tenta, evitando la banalità ed il luogo comune, di incidere sulla nostra realtà.
Saverio Verini
RINGRAZIAMENTI
ASSOCIAZIONE CULTURALE “IL FONDINO”.
SONIA SQUARTINI (FOTOGRAFIE), ALDO IORI, SAVERIO VERINI, FOTO JEI DI RILLO, MARINA.
SOGGETTI DELL’URLO MUTO:
BRUNO, LAURA, LUCA, FRANCESCO, SIMONE, CECILIA, FRANCESCA, ELIO, MANUELA, SAVERIO, NUVOLO, ROBERTO, DEBORA.
LOGISTICA:
I FIORI DI NICOLETTA, PAOLO FARIOLI, SANDRO CASTELLANI, ACHILLE SBERNA.
MANI D’OPERA PER I CAVALLETTI
SCUOLA OPERAIA “G. O. BUFALINI”
CENTRO FOTOGRAFICO TIFERNATE – ENRICO MILANESI.