Nel 1954 Nuvolo (Giorgio Ascani) realizzò insieme ad Emilio Villa il suo primo libro d’artista. Ne seguiranno altri due insieme a Villa, rispettivamente nel 1958 e nel 1971. Altri libri d’artista con numerosi autori seguiranno durante tutta la carriera artistica di Nuvolo, alla realizzazione dei quali ho collaborato a partire dal 2001, fino all’ultimo (il cui testo è qui riportato) realizzato dal sottoscritto nel 2005. E’ stato per me un grande onore creare quest’ opera insieme al Maestro Nuvolo. Le pagine di questo libro le ho disperse nel Tevere durante l’azione “Io alle mie comodità non ci rinuncio! – omaggio a Emilio Villa dedicato a Nuvolo” che si è svolta il 21 maggio 2006, facendole andare idealmente con la corrente verso Roma, quasi chiudendo un ciclo iniziato più di mezzo secolo fa. In questo sito trovate la documentazione dell’azione. Di questo libro esistono 50 copie numerate e 15 p.d’a. ognuna contenente 5 opere originali di Nuvolo.
Dormono. Dorsi di dinosauri, si stanno per svegliare – alzare la testa – acquea limpidità smaragdina trasparente , trans-apparente, fossa: tremilametri affonda, rossa. Pesce-automobile Bonaparte- sospeso leggero enorme immobile. Sguardo fisso uovo sodo, bianco, NO! Il pesce muore.
E’ colpa della televisione!
Curioso mi guardi, che pesce sono?
Sabbie immobili, mobili, volanti – un obolo prega a mani giunte.
La pioggia porta strani fiori del deserto, il loro profumo fa secco il carro sulla strada; se li trovi buum!
Lawrensarabizzati anche tu! Dài, monta mastica muoviti cammellodario chenonseialtro!
Forte, fortissimo, enclave, falansterio ante-litteram. Pope, pope, Popeye.
Mosè, hai forse sbagliato strada? Guardati intorno. La tua è una metafora; el pueblo unido jamas sarà vencido.
La tua testa cade architetto, come la martire che volevi celebrare, ma tu non sarai santo. Stefano, martire architetto, patrono degli architetti disubbidienti. Bevi l’acqua del pozzo-moneta. Libro caduto a terra da tanto tanto tempo, la copertina si è incollata al pavimento Staccala se ci riesci.
Accendi il fuoco con la culla della civiltà d’occidente. Accidenti! Contratta l’infinito col finito. Infine noto. Infinoto.
Cumuli di crani disseccati- sogghignanti orbite vuote, filo col passato, rocchetto svolto, vuoto. Il filo della vita si dipana attraverso le rocce arroventate dal sole. Baluginano laggiù dei miraggi, tremuli, aspettano che anche tu divenga miraggio.
Il filo del Credo. Muri madidi di preghiere, trasudanti salmi, salmodianti sermoni. Pellegrino, raccogli la reliquia per la tua fede necessitante di salde certezze arboree, rampicanti.
Ricordati del Dono se puoi, non del regalo.
Hai nascosto il tuo Oro, Dahab, dove l’hai messo? I cavalloni recalcitranti ballano lo shake. Le criniere bianche ignorano la riva.
E’ in corso un assedio. I popoli predoni sono stati predati, depredati, perfino da loro stessi, dalla natura umanoide. Falsa. Encausto prezioso. Sei tu la libertà? No, grazie.
Bella bielica sorvola il Grande Serpente Verde, bordo polmonatico, ammonitico, ventre sabbioso, acquea linfa vitadatrice.
Cairo, Termitaio brulicante, pulsante caligine antica, pane pregno di fumo. Spezie saporite, fontana smargiassa inutile Luna Park al centro del Fiume Bendato.
Labirintica parola di mercante, come labirintico mercato. Cosa vuoi per quello? La mia anima, si? Te la darò, anzi, l’hai già presa, e io non me ne sono quasi accorto. Potenza della suggestione.
Su di te, Sentinella, le nuvole giocano a mimetizzarsi in ombre. Il magnetico enigma leonino ti aspetta dopo la selva di granito. Non c’è alcun geroglifico che ti possa spiegare il perché di tutto questo.
La memoria è il concime del futuro. Tubo digerente il cervello.
Antichissimi fiori profumano di tempo, nutriti dalle lacrime sempiterne. Ci guardiamo tu ed io attraverso i millenni. Cosa vedi tu che io non posso vedere? Nuovi cieli e nuove terre? Basta solo saper vedere, accorgersi. Accorgimento necessario alla sopravvivenza.
Sorgi Ra, dispiega la tua potenza, ormai sei adorato solo dai beach-boys! Ma che importa, prima o poi qualcuno si scotterà. Antichità spiantate.
Nel bassorilievo babilonese ci sono io nell’aereo con una hostess dal sorriso arcaico.
Gola mezzalunatica percorro in discesa; l’ingresso dell’Ade comporta un ticket; sorriso sgangherato del guardiano cieco. Sali la scala inesistente. Inerpicati sulla parete crollata. Rincorri il non visibile attraverso il visibile. Riuscirai a prenderlo, a toccarlo, a odorarlo. Adorarlo? Sacrificati sul Luogo Elevato del Culto, dammi retta. Potrebbe darsi che il volto dell’Antica Madre si volga verso di te: come potresti distogliere allora il tuo sguardo. Luna sospesa, orizzonte cristallino, è qui dinnanzi a me, ma è già rimpianto.